FUORISTRADA - Pechino 2008: pista e mountain bike, un disastro tira l'altro
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FUORISTRADA - Pechino 2008: pista e mountain bike, un disastro tira l'altro Domenica 16 settembre 2007 - Dopo il fallimento del progetto olimpico Pechino 2008 per la pista, che quasi sicuramente, dopo le prossime prove iridate su strada di Stoccarda, porterà al li cenziamento del Direttore Tecnico Silvio Martinello e del Commissario Tecnico Sandro Callari, un altro settore del nostro ciclismo vive un mo mento di grave difficoltà tecnico-atletica, gestiona le e dirigenziale.
Il settore in gravissima crisi, soprattutto in vista del prossimo appuntamento olimpico di Pechino, è quello della mountain bike, che in un recente passato rappresentava un vero "eldorado” di medaglie per la Federazione Ciclistica Italiana. Infatti nel 1997, in occasione della rassegna iridata di Chateau d’Oeux, in Svizzera, l’Italia conquistò due ori nel cross country con Hubert Pallhuber e Paola Pezzo, oltre ad un argento con Nadia De Negri ed un bronzo con Luca Bramati.
Purtroppo, usciti di scena questi grandi specialisti, il gruppo dirigenziale preposto dal Consiglio Federale della Federciclo a guidare il settore fuoristrada e capeggiato da oltre un decennio da Davide Dalto, si è rivelato inefficiente sotto il profilo manageriale ed incapace di varare, come ha fatto la Svizzera, un piano di rinnovamento atletico, finalizzato alla ricerca ed alla valorizzazione dei giovani, preferendo favorire le gare di gran fondo, a discapito di quel le cross country, ed attuare una politica veramente miope nell’utopica speranza che il rientro agonistico della campionessa veronese Paola Pezzo avrebbe garantito il podio alla competizione olimpica di Atene ed al successivo mondiale di Livigno.
Invece, il progetto sostenuto e voluto dal pavese Davide Dalto si è rivelato un clamoroso flop, poiché, Paola Pezzo, ritornata a correre dopo una maternità, ad Atene si è ritirata ed a Livigno non ha certo brillato.
Non solo, ma l’apice di una crisi ormai palese a tutti, fuorché a Dalto ed ai suoi fedelissimi subalterni, si è registrato ai recenti mondiali scozzesi di Fort Williams, dove l’Italia non ha conquistato nessuna medaglia. Un vero disastro, che, se si fosse verificato in Francia, Svizzera o Germania, avrebbe provocato le dimissioni del gruppo dirigente, poiché le Olimpiadi si avvicinano e gli ”azzurri” in gara a Pechino nelle prove cross-country potrebbero essere solo due.
Il settore in gravissima crisi, soprattutto in vista del prossimo appuntamento olimpico di Pechino, è quello della mountain bike, che in un recente passato rappresentava un vero "eldorado” di medaglie per la Federazione Ciclistica Italiana. Infatti nel 1997, in occasione della rassegna iridata di Chateau d’Oeux, in Svizzera, l’Italia conquistò due ori nel cross country con Hubert Pallhuber e Paola Pezzo, oltre ad un argento con Nadia De Negri ed un bronzo con Luca Bramati.
Purtroppo, usciti di scena questi grandi specialisti, il gruppo dirigenziale preposto dal Consiglio Federale della Federciclo a guidare il settore fuoristrada e capeggiato da oltre un decennio da Davide Dalto, si è rivelato inefficiente sotto il profilo manageriale ed incapace di varare, come ha fatto la Svizzera, un piano di rinnovamento atletico, finalizzato alla ricerca ed alla valorizzazione dei giovani, preferendo favorire le gare di gran fondo, a discapito di quel le cross country, ed attuare una politica veramente miope nell’utopica speranza che il rientro agonistico della campionessa veronese Paola Pezzo avrebbe garantito il podio alla competizione olimpica di Atene ed al successivo mondiale di Livigno.
Invece, il progetto sostenuto e voluto dal pavese Davide Dalto si è rivelato un clamoroso flop, poiché, Paola Pezzo, ritornata a correre dopo una maternità, ad Atene si è ritirata ed a Livigno non ha certo brillato.
Non solo, ma l’apice di una crisi ormai palese a tutti, fuorché a Dalto ed ai suoi fedelissimi subalterni, si è registrato ai recenti mondiali scozzesi di Fort Williams, dove l’Italia non ha conquistato nessuna medaglia. Un vero disastro, che, se si fosse verificato in Francia, Svizzera o Germania, avrebbe provocato le dimissioni del gruppo dirigente, poiché le Olimpiadi si avvicinano e gli ”azzurri” in gara a Pechino nelle prove cross-country potrebbero essere solo due.