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Salvaiciclisti...

L’idea è buona anche se non nuova: sensibilizzare tutti alla sicurezza dei ciclisti. 

Badate, non si parla di chi va in bici da corsa, ma di tutti quelli che pedalano. A prescindere che sia una specialissima da migliaia di euro o una bici “da palo”, 20 euro in ciclofficina.
In bicicletta si rischia la vita. È vero, c’è chi la guida male (lo dico subito così faccio contenti gli automobilisti impazienti), ma sono molti di più quelli che le biciclette, semplicemente, le ignorano. E queste persone sono i potenziali pericoli dei ciclisti imprudenti come di quelli più attenti ed educati. 


Ci pensate mai che dietro una curva stretta di strada statale o secondaria potrebbe trovarsi un ciclista? Ricordatevene anche in salita, dove in bici si va piano. Oppure pensate che quando traversate la strada e le orecchie vi dicono che non c’è nessuno, potrebbe sopraggiungere proprio una bici, silenziosamente. E all’incrocio, quando vedete una bici sopraggiungere, non è detto che ci passiate sicuramente prima voi in auto. Almeno prendetevi il tempo per capire a che velocità arriva quella bici. Anche se è la sciùra col cestino potrebbe essere su una bici elettrica. E stupire i vostri calcoli.
 
Insomma, sensibilizzarsi verso le biciclette non significa fare chissà che. Basta pensare un attimo prima di partire. Anche al codice stradale di cui la patente che si possiede dovrebbe dare per scontata la conoscenza.
L’iniziativa, per la cronaca, è partita dal Times di Londra, da parte dei colleghi di una giornalista investita (e ora in coma) mentre era in bici.

Il tam tam su internet è andato veloce più che mai con
Twitter (cercate l’hashtag #salvaiciclisti) e Facebook (da questa pagina e da questa) a fare da amplificatori a prova che l’idea è buona di per sé, non perché sponsorizzata da questa o quella testata. Va dato atto anche ai nostri quotidiani di aver rilanciato la cosa (seppure un po’ timidamente e magari facendo - qualcuno - finta di averla ripresa lui per primo). E va bene pure se l’iniziativa è lasciata più alla buona volontà di qualche giornalista che non ad una presa di posizione editoriale.
La bicicletta diventa pericolosa quando gli altri non se l’aspettano.
Una riflessione, poi, vale la pena aggiungerla: la sensibilizzazione deve essere anche per i chi va in bicicletta. Anche i ciclisti è opportuno che ricordino il Codice della Strada e se qualche volta gli viene perdonato qualcosa, non vuol dire che abbiano licenza di infrangere la legge. Inoltre, essere sicuri in bici, significa anche andarci nel modo giusto: bicicletta in ordine (quando l’avete fatta controllare l’ultima volta?), ma anche casco sempre su (e allacciato!) e luci e giubbino catarifrangente nelle ore notturne. Se la sfiga ci vede bene, alla fortuna si può comunque dare una mano!
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