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Freni a disco su biciclette da corsa. Ecco il momento

È l’anno dei freni a disco anche per le biciclette da corsa. Il mercato sembra dare indicazioni sempre più precise. Tempo fa avevamo accennato di Sram, oggi la conferma ci arriva da Taipei, dove è in corso la fiera che ormai è l’anticipazione delle novità 2013 (e maledettamente in corrispondenza con la fiera di Roma – che cerca di nascere, ma certo parte a handicap).
Tra le diverse cose di cui parleremo anche nei prossimi giorni segnaliamo una proposta di Colnago (e vista l’importanza di questa casa, che spesso previene le mode e le novità, c’è da aspettarsi tanto anche da altri – e in effetti più di un “rumor” ci è già arrivato).
L’artigiano di Cambiago ha presentato proprio a Taipei una versione speciale della sua top di gamma: la C59 Disc. Sul telaio di vertice ha applicato dei freni a disco idraulici (prodotti da Formula) dotati di disco da 140 millimetri, sia sull’anteriore che sul posteriore. Il montaggio, in questo caso, prevede il gruppo Dura Ace Di2 di Shimano con leve Formula che azionando anche l’elettronica. Altrimenti si può ovviare comunque con i comandi remoti previsti dalla stessa Shimano.
Al di là del problema di componentistica, la questione si sposta prepotentemente sul telaio: perché si possano montare dei freni a disco è necessario avere telaio e forcella opportunamente irrobustiti nei punti dove è montato l’impianto frenante. La rottura, altrimenti, sarebbe inevitabile. Colnago ha rinforzato opportunamente il suo telaio creando una forcella speciale e rivedendo il carro posteriore.


E i vantaggi?

Il freno a disco sulla bicicletta da corsa non è solo un esercizio di stile. Poteva esserlo qualche anno fa forse, ma oggi ha un motivo ben valido di essere: i cerchi in fibra di carbonio.
Con il freno a disco si mettono da parte, di colpo, tutti i problemi derivanti dalle frenate con cerchi in fibra di carbonio. Non c’è da preoccuparsi più dei pattini freno da sostituire o del loro consumarsi prematuro in caso di pioggia. Colnago, ad esempio, ha preparato delle ruote speciali, chiamate Artemis Disc, realizzate con un mozzo adatto a supportare il disco e cerchio ad alto profilo. Il vantaggio del cerchio in composito, in questo caso, è assoluto e senza compromessi. Senza dire che la potenza frenante, in questo modo, rimane costante anche in caso di pioggia (sulla bicicletta da strada le difficoltà possono essere notevoli anche con cerchi tradizionali in alluminio). D’altra parte la mountain bike aveva fatto questa constatazione già diversi anni fa, dopo aver provato ad aumentare notevolmente la superficie dei pattini V-brake.

 Il futuro
C’è da aspettarsi un’invasione? La svolta, in effetti, appare piuttosto importante. Fermo restando che per la bicicletta da corsa la potenza del freno è piuttosto relativa. La sezione di battistrada a contatto col terreno è il vero limite: se un freno ha potenza sufficiente per bloccare una ruota, non ne serve di più. Però si può lavorare sulla modulabilità e comunque sulla costanza della potenza frenante (e il freno a disco, in questo senso, appare una soluzione).
I produttori di componenti iniziano a muoversi. Quelli di ruote forse sono più tiepidi, ma preparare una ruota adatta è un lavoro non certo difficile per un artigiano bravo. Il problema sono i telai. Senza quelli, non si scappa: non c’è possibilità. Ma la novità è troppo ghiotta. E poi gli uffici marketing non aspettavano altro. Un’occasione unica per parlare di novità tangibili senza dover dare dimostrazioni teoriche fatte di tabelle da interpretare.
A tutto disco insomma. Ci crediamo?
Fonte: Cyclinside.com
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