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DOPING GENETICO

Fonte MTB4ALL
L'Agenzia Mondiale Anti-Doping (WADA) ha già provveduto, inserendo il doping genetico nella lista dei metodi e delle sostanze proibite.
In teoria, tutti i livelli di proteine presenti all'interno del nostro organismo possono essere modulati attraverso la terapia genica.
La lista internazionale del doping viene aggiornata ogni anno, il metodo del doping genetico incluso in questa lista è definito come l’uso non terapeutico di cellule, geni, elementi genetici o della modulazione dell'espressione genetica, con lo scopo di migliorare le prestazioni atletiche.

L'Agenzia Mondiale Anti-Doping (WADA) e il Comitato Internazionale Olimpico (CIO) hanno espresso GRANDE preoccupazione.
"Gli atleti non sono nati tutti uguali": questa è la citazione del Sir Roger Bannister, il primo uomo che ha percorso il miglio in meno di 4 minuti. Persone dalle diverse origini etniche possono essere in vantaggio sulle altre, basti pensare ai corridori dell'Africa Occidentale che dominano le corse di breve distanza, oppure agli atleti dall’Africa Orientale che vincono la maratona; d'altra parte, i caucasici dominano nelle competizioni di nuoto.
In quest'epoca di genetica e genomica, sarà possibile individuare i geni che determinano la predisposizione genetica di una persona per uno sport specifico. Lo studio dei geni in età giovanile, può rappresentare il modo migliore per poter sviluppare un grande atleta a partire da un bambino e per creare uno specifico programma di personal training. Tale studio applicato agli atleti può essere altresì utilizzato per individuare specifiche metodologie di allenamento con lo scopo di incrementare la predisposizione genetica per quel tipo di allenamento [Rankinen T at al., 2004].
La terapia genica può essere definita come il trasferimento di materiale genico nelle cellule umane per il trattamento o la prevenzione di una malattia o disfunzione. Tale materiale è rappresentato da DNA, RNA, oppure da cellule geneticamente alterate. Il principio della terapia genica si basa sull'introduzione all'interno della cellula di un gene terapeutico per compensare il gene assente o sostituire quello anormale.
La percentuale di atleti d'elite che risulta positiva ai controlli antidoping ha oscillato tra l'1,3% e il 2,0% negli ultimi anni [DoCoNed, 2002].

Esistono molte incertezze in merito agli effetti a lungo termine legati alla modificazione di geni; molti di questi effetti potrebbero anche non essere mai scoperti, o perché non studiati approfonditamente (a causa di problemi finanziari), o perché è difficile definire campioni affidabili per lo studio degli effetti collaterali di metodi o di applicazioni completamente nuovi.
Al contrario delle terapie sulle cellule somatiche, le alterazioni delle linee germinative sono permanenti e vengono trasmesse anche alla prole. In questo caso, oltre al possibile rischio per la salute degli atleti, esistono pure dei rischi nei confronti di terzi, come posteri, genitori o partner.

Se la farmacogenetica dovesse diffondersi nel mondo dello sport, l'idea stessa della competizione tra atleti apparentemente uguali e che si preparano secondo modalità più o meno comparabili, potrebbe diventare obsoleta.
Nel 1964, lo sciatore della Finlandia Settentrionale Eero Mäntyranta rese inutili gli sforzi degli avversari vincendo due ori olimpici ai Giochi di Innsbruck, in Austria. Dopo alcuni anni, è stato dimostrato che Mantyranta era portatore di una rara mutazione nel gene per il recettore dell’Eritropoietina che, compromettendo il normale controllo a feed-back sul numero dei globuli rossi, determina policitemia con conseguente aumento del 25-50% nella capacità di trasporto dell'ossigeno. Aumentare la quantità di ossigeno ai tessuti significa incrementare la resistenza alla fatica. Mäntyranta aveva quello che vuole ogni atleta e che può fornire l'EPO.
Atleti del futuro potrebbero essere in grado di introdurre nell’organismo un gene in grado di mimare l’effetto della mutazione genica occorsa naturalmente a Mäntyranta e favorevole alla performance.

VEGF, rappresenta il fattore di crescita dell’endotelio vascolare e può essere utilizzato per facilitare la crescita di nuovi vasi sanguigni. La terapia con VEGF è stata sviluppata per produrre bypass coronarico, oppure per aiutare le persone anziane colpite da arteropatia periferica.
Se queste cure fossero applicate anche agli atleti, ne risulterebbe un incremento del contenuto di ossigeno e nutrienti ai tessuti, ma soprattutto la possibilità di posticipare l'esaurimento del muscolo, sia cardiaco, che scheletrico.
Dal momento che VEGF viene già utilizzato in molti studi clinici, il doping genetico sarebbe già possibile!
Applicare questo trattamento agli atleti significherebbe rafforzare i muscoli brachiali del tennista, il polpaccio del corridore, o i bicipiti del pugile. Tale terapia si pensa possa essere relativamente più sicura rispetto l'EPO, dato che l’effetto è localizzato solo al muscolo bersaglio.
È probabile che tale approccio venga applicato anche alle persone già a partire dai prossimi pochi anni.

Se l'EPO fosse introdotta geneticamente, il livello e la durata della produzione di eritropoietina sarebbero meno controllabili, cosicché l'ematocrito avanzerebbe quasi indefinitamente, fino ad arrivare a livelli patologici. Non sono state ancora stabilite con esattezza le modalità di rilevazione del doping genetico, anche perché il DNA che si trasferisce con la terapia genica è di origine umana e quindi non diverso da quello degli atleti che ne fanno uso.
Le terapie muscolari sono confinate al sito di iniezione o al tessuto nelle dirette vicinanze, quindi, la maggior parte delle tecnologie geniche sui muscoli non potranno essere rilevate attraverso le classiche analisi anti-doping dei campioni di urina o di sangue; sarebbe necessaria una biopsia muscolare, che però risulta troppo invasiva per poter essere concepita come normale mezzo di controllo anti-doping.
Molte forme di doping genetico non richiedono l'introduzione diretta di geni nell’organo desiderato; il gene dell’EPO, per esempio, può essere iniettato in una qualsiasi parte del corpo e produrre localmente la proteina che poi entrerà in circolo. Cercare il punto di iniezione dell' EPO, sarebbe come cercare un ago nel pagliaio!!!

La terapia genica è autorizzata esclusivamente per la sperimentazione clinica di prodotti di terapia genica somatica nell'uomo, escludendo tassativamente la possibilità di considerare proponibile qualsiasi tipo di terapia genica della linea germinale umana.
La maggior parte degli atleti non ha abbastanza conoscenze che gli permetta di capire pienamente il potenziale effetto negativo del doping genetico. Per questo motivo sarà molto importante che essi ed il loro staff di supporto siano ben istruiti, in maniera tale da prevenirne l'uso.
I professionisti che circondano gli atleti d'elite sono molto preoccupati per l'eventuale utilizzo del doping genetico e raccomandano l’istruzione dei propri atleti e del proprio staff medico di supporto, a sostegno dello sviluppo di ricerche preventive di misurazione antidoping. Questi professionisti sono convinti che il problema dell'applicazione del doping genetico agli atleti si presenterà entro i prossimi pochi anni e che la sua rilevazione sarà alquanto difficile.
Il mondo dello sport prima o poi si troverà di fronte al fenomeno del doping genetico; il tempo che ci vorrà perché ciò accada è difficile da stimare, ma si può ipotizzare che ciò già succederà alle Olimpiadi di Pechino 2008 o al massimo in quelle successive.

Dal ciclismo al sollevamento pesi, dal nuoto al calcio e lo sci, tutti gli sport potrebbero trarre vantaggio dalla manipolazione genetica:
Basta selezionare il gene che migliora il tipo di prestazione richiesta............

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